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VittorioAlfieri
Mirra
allanobil donna
lasignora contessa
LUISASTOLBERG D’ALBANIA.
Vergognando talor che ancor si taccia
donnaper me l'almo tuo nome in fronte
di queste ormai giá troppee a te benconte
tragedieond'io di folle avrommitaccia;
or vo' qual d'esse meno a te dispiaccia
di te fregiar: benché di tutte ilfonte
tu sola fossi; e il viver mio nonconte
se non dal dí che al viver tuo siallaccia.
Della figlia di Ciniro infelice
l'orrendo a un tempo ed innocenteamore
sempre da' tuoi begli occhi il piantoelíce:
prova emmi questache al mio dubbiocore
tacitamente imperíosa dice;
ch'io di Mirraconsacri a te il dolore.
Vittorio Alfieri
Personaggi
Ciniro;
Cecri;
Mirra;
Peréo;
Euricléa;
Coro;
Sacerdoti;
Popolo.
ATTOPRIMO
CECRI | Vienio fida Euricléa: sorge ora appena l'alba;e sí tosto a me venir non suole ilmio consorte. Ordella figlia nostra miseratantoa me narrar puoi tutto. Giá l'afflitto tuo voltoe i malrepressi tuoisospirimi annunziano... |
EURICLÉA | Oh regina!... Mirrainfelicestrascina una vita peggioassai d'ogni morte. Al re non oso pingersuo stato orribile: mal puote un padre intender di donzella ilpianto; tumadreil puoi. Quindi a te vengo; e prego cheudir mi vogli. |
CECRI | Èverch'io da gran tempodisua rara beltá languire il fiore veggo:una mutauna ostinata ed alta malinconia mortale appanna in lei quelsí vivido sguardo: epiangesse ella!... Mainnanzi a metacita stassi; e sempre pregnoha di piantoe asciutto sempre ha il ciglio. Einvan l'abbraccio; e le chieggoe richieggo invano ognorche il suo dolor misveli: niegaella il duol; mentre di giorno in giorno iodal dolor strugger la veggio. |
EURICLÉA | Avoiellaè di sangue figlia; a med'amore; ch'ioben sail'educava: ed io men vivo in lei soltanto; e il quarto lustroè quasi amezzo giáche al seno mio la stringo ognidí fra mie braccia... Ed orfia vero chea mecui tutti i suoi pensier solea tuttiaffidar fin da bambinaor chiusa a me pure si mostri? E s'io le parlo delsuo doloreanco a me il niegae insiste econtra me si adira... Ma purmeco spessomalgrado suoprorompe in pianto. |
CECRI | Tantamestiziain quel cor giovenile io da prima credeache figlia fosse deldubbioin cui su la vicina scelta d'unosposo ella stavasi. I piú prodi d'Asiae di Grecia principi possenti agara tutti concorreano in Cipro di sua bellezza al grido: e appienper noi donnadi se quanto alla scelta ell'era. Turbamentonon lieve in giovin petto doveanrecare i varje ignotie tanti affetti.In questoella il valor laudava; dolci modiin quello: era di regno maggiorel'un; con maestá beltade eranell'altro somma: e qual piaceva piúagli occhi suoiforse temea che al padre piacessemeno. Iocome madre e donna so qual battaglia in cor tenero enuovo didonzelletta timida destarsi pertal dubbio dovea. Mapoiché tolta ognicontesa ebbe Peréodi Epíro l'erede;a cuiper nobiltápossanza valorbeltadegiovinezzae senno nulloomai si agguagliava; allor che l'alta sceltadi Mirra a noi pur tanto piacque; quandoin se stessa compiacersen ella lietadovea; piú forte in lei tempesta sorger vediamoe piú mortaleangoscia latravaglia ogni dí?... Squarciar mi sento abrani a brani a una tal vista il core. |
EURICLÉA | Dehscelto pur non avesse ella mai! Dalgiorno in poisempre il suo mal piú crebbe: e questa nottech'ultima precede l'altesue nozze(oh cielo!) a lei la estrema temeinon fosse di sua vita. – Io stava tacitamenteimmobil nel mio letto chedal suo non è lungi; eintenta sempre ai moti suoipur di dormir feavista: mamesi e mesi sonda ch'io la veggo intal martírche dal mio fianco antico fuggeogni posa. Io del benigno Sonno inframe tacitissimal'aíta per la figlia invocava: ei piú nonstende damolte e molte notti l'ali placide sovr'essa.– I suoi sospiri eran da prima sepoltiquasi; eran pochi; eran rotti: poi(non udendomi ella) in sí feroce piena cresceanche al fincontrosua voglia inpianto dirottissimoin singhiozzi sicangiavanoed anco in alte strida. Frail lagrimarfuor del suo labro usciva unaparola sola: «Morte... morte;» e in tronchi accenti spesso laripete. Iobalzo in piedi; a lei corroaffannosa: ellaappena mi vedea mezzo taglia ognisospiroogni parola e pianto; ein sua regal fierezza ricomposta meco addirata quasiin salda voce midice: «A che ne vieni? or viache vuoi?...» Ionon potea risponderle; io piangeva el'abbracciavae ripiangeva... Al fine riebbipur lenae parole. Ohcome io la pregaila scongiuraidi dirmi ilsuo martírche rattenuto in petto mepur con essa uccideria!... Tu madre conpiú tenero e vivo amor parlarle nonpoteviper certo. – Ella il sa bene s'io l'amo; ed ancheal mio parlardi nuovo gliocchi al pianto schiudevae mi abbracciava econ amor mi rispondea. Maferma semprein negardicea; ch'ogni donzella perle vicine nozzealquanto è oppressa di passeggera doglia; e a me ilcomando ditacervelo dava. Ma il suo male síradicato è addentroegli è tant'oltre ch'iotremante a te corro; e te scongiuro difar sospender le sue nozze: a morte va la donzellaaccertati. – Seimadre; nullapiú dico. |
CECRI | ... Ah!... pel gran pianto...appena... parlarposs'io. – Che maich'esser può mai?... Nellasua etade giovanilnon altro martíreha locoche d'amor martíre. Mas'ella accesa è di Peréodalei spontaneasceltoonde il lamentoor ch'ella perottenerlo sta? se in sen racchiude altrafiammaperché scegliea fra tanti ellastessa Peréo? |
EURICLÉA | ... D'amor non nasce il disperato dolor suo; tel giuro. Dame sempr'era custodita; e il core apassíon nessuna aprir potea ch'ionol vedessi. E a me lo avria pur detto; amecui tiene (è ver) negli anni madre ma in amoresorella. Il voltoe gliatti ei suoi sospirie il suo silenzioah! tutto meldice assaich'ella Peréo non ama. Tranquillaalmense non allegraella era priad'aver scelto: e il saiquanto indugiasse a scegliere. Ma purnull'uomo alcerto priadi Peréo le piacque: è verche parve ellail chiedesseperché elegger uno erao il credeadovere. Ella non l'ama; ame ciò pare: eppurqual altro amarne a paragon del gran Peréo potrebbe? D'altocor la conosco; in petto fiamma ch'altanon fosseentrare a lei non puote. Ciòben poss'io giurar: l'uom ch'ella amasse diregio sangue ei fora; altro non fora. Orqual ve n'ebbe quich'ella a suaposta farnon potesse di sua man felice? D'amornon è dunque il suo male. Amore benchédi pianto e di sospir si pasca purlascia ei sempre un non so che di speme che in fondo al cor traluce; ma dispeme raggionessuno a lei si affaccia: è piaga insanabilla sua; pur troppo!... Ah! morte ch'ellaognor chiamaa me deh pria venisse! Almencosístruggersi a lento fuoco nonla vedrei!... |
CECRI | Tu mi disperi... Ah! queste nozzenon vo'se a noi pur toglier ponno l'unicafiglia... Or va; presso lei torna; enon le dirche favellato m'abbi. Coláverròtosto che asciutto il ciglio iom'abbiae in calma ricomposto il volto. |
EURICLÉA | Deh!tosto vieni. Io torno a lei; mi tarda dirivederla. Oh ciel! chi sase mentre iocosí a lungo teco favellava chisase nel feroce impeto stesso di dolor non ricadde? Oh! qualpietade mifai tu purmisera madre!... Io volo; deh!non tardare; orquanto indugi meno piúben farai... |
CECRI | Se l'indugiar mi costi pensar tu il puoi: ma in tantoinsolit'ora néappellarla vogl'ioné a lei venirne néturbata mostrarmele. Non vuolsi inessa incuter né timorné doglia: tantoè pieghevoltimidae modesta che nessun mezzo è mai benignotroppo conquella nobil indole. Suvanne; eposa in mecome in te sola io poso. |
SCENASECONDA
| Mache mai fia? giá l'anno or volge quasi ch'iocon lei mi consumo; e neppur traccia dellacagion del suo dolor ritrovo! – Dinostra sorte i Numi invidi forse torre or ci von sí rara figliaaentrambi igenitor solo conforto e speme? Erapur meglio il non darcelao Numi. Venereo tusublime Dea di questa ate devota isola sacraa sdegno la sua troppa beltá forse ti muove? Forsequindi al par d'essa in fero stato mepur riduci? Ah! la mia troppa e stolta dimadre amante baldanzosa gioja tuvuoi ch'io sconti in lagrime di sangue... |
SCENATERZA
CINIRO | Nonpianger donna. Udito in breve ho il tutto; Euricléadi svelarmelo costrinsi Ah!mille volte pria morir vorrei cheall'adorata nostra unica figlia far forza io mai. Chi pur credutoavrebbe chetrarla a tal dovessero le nozze chiesteda lei? Marompansi. La vita nullami calnulla il mio regnoe nulla lagloria mia pur ancoov'io non vegga feliceappien la nostra unica prole. |
CECRI | Eppurvolubil mai Mirra non era. Vedemmoin lei preceder gli anni il senno; saggiaogni brama sua; costanteintensa nelprevenir le brame nostre ognora. Ben ella il sase di sua nobilscelta noici estimiam beati: ella non puote quindino maipentirsene. |
CINIRO | Ma pure s'ellain cor sen pentisse? – Odilao donna: tuttior di madre i molli affetti adopra con lei; fa ch'ella al fine il cor tischiuda sinche n'è tempo. Io t'apro il mio frattanto; edicoe giuroche il pensier mio primo èla mia figlia. È verche amico farmi d'Epíroil re mi giova: e il giovinetto Peréo suo figlioalla futura spene d'altoreameun altro pregio aggiunge agliocchi miei maggiore. Indole umana ecuornon men che nobilepietoso eimostra. Accesoin oltreassai lo veggio di Mirra. – A far felice la miafiglia scernon potrei piú degno sposo io mai; certoegli è di sue nozze; in luinel padre giustosaria lo sdegnoove la data fesi rompesse; e a noi terribil anco esser può l'ira loro: ecco ragioni moltee possentid'ogni prence agli occhi; manulle ai miei. Padremi fea natura; ilcasore. Ciò che ragion di stato chiamangli altri miei parie a cui son usi pospor l'affetto naturalnon fia nelmio paterno seno mai bastante contraun solo sospiro della figlia. Disua sola letizia esser poss'io nonaltrimentilieto. Or va; gliel narra; e dille in unche a me spiacer nontema neldiscoprirmi il vero: altro non tema chedi far noi con se stessa infelici. Frattantoudir vo' da Peréocon arte seriamato egli s'estima; e il voglio ir preparando a ciò che a me nonmeno dorriache a lui. Ma purse il vuole il fato breveomai resta ad arretrarci l'ora. |
CECRI | Benparli: io volo a lei. – Nel dolor nostro gransollievo mi arreca il vederch'uno volerconcordee un amor soloè in noi. |
ATTOSECONDO
SCENAPRIMA
CiniroPeréo.
PERÉO | Eccomia' cenni tuoi. Lontana molto speroo renon è l'orain cui chiamarti padreamato potrò... |
CINIRO | Peréom'ascolta. – Sete stesso conosciassai convinto esser tu deiquanta e qual giojaarrechi aun padre amante d'unica sua figlia generoaverti. Infra i rivali illustri chegareggiavan tecoove uno sposo volutoavessi a Mirra io stesso scerre senza pur dubitarte scelto avria. Quindieletto da leise caro io t'abbia doppiamentetu il pensa. Eri tu il primo ditutti in tuttoa senno altrui; ma al mio piúche pel sangue e pel paterno regno primo erie il seiper le ben altredoti tueveramenteonde maggior saresti d'ognire sempreanco privato... |
PERÉO | Ah! padre... (giád'appellarti di un tal nome io godo) padreil piú grandeanzi il mio pregio solo è di piacerti. I detti tuoi miattento troncar;perdona: ma mie laudi tante priadi mertarleudir non posso. Al core degnosprone sarammi il parlar tuo perfarmi io quale or tu mi credio brami. Sposo a Mirrae tuo generod'ognialto sensodovizia aver degg'io: ne accetto date l'augurio. |
CINIRO | Ah! qual tu seifavelli. – Eperché tal tu seiquasi a mio figlio ioparlarti ardirò. – Di vera fiamma ardiil veggoper Mirra; eoltraggio grave tifareidubitandone. Ma... dimmi;... seindiscreto il mio chieder non è troppo... seiparimente riamato? |
PERÉO | ... Io nulla celarti debbo. – Ah! riamarmiforse Mirra il vorrebbee par nol possa.In petto gián'ebbi io speme; e ancor lo spero; o almeno iomen lusingo. Inesplicabil cosa certoè il contegnoin ch'ella a me si mostra. Cinirotubenché sii padreancora vivi ne' tuoi verdi annie amorrimembri: orsappich'ella a me sempre tremante vieneed a stento a me si accosta; in volto d'altopallor si pinge; de' begli occhi donoa me mai non fa; dubbjinterrotti e pochi accenti in mortal geloinvolti muove;nel suolo le pupillesempre dipianto pregneaffigge; in doglia orrenda sepoltaè l'alma; illanguidito il fiore disua beltá divina: – ecco il suo stato. Purdi nozze ella parla; ed ordiresti ch'ellastessa le bramaor che le abborre piúassai che morte; or ne assegna ella il giorno orlo allontana. S'io ragion le chieggo disua tristezzail labro suo la niega; ma di dolor pienoe di morteilviso disperatala mostra. Ella mi accerta erinnuova ogni díche sposo vuolmi; ch'ellam'aminol dice; altosublime fingernon sa il suo core. Udirne il vero io bramo e temo a un tempo: io 'lpianto affreno; ardomi struggoe dir non l'oso. Or voglio disua mal data fede io stesso sciorla; orvo' morirche perder non la posso; nésenza averne il coreio possederla vorrei... Me lasso!... ah! non so bens'io viva omuoja omai. – Cosíracchiusi entrambi edi dolorbenché diversouguale ripienil'almaal dí fatal siam giunti cheirrevocabil oggi ella pur volle all'imenéo prefiggere... Deh! fossi vittimaalmen di dolor tanto io solo! |
CINIRO | Pietámi faiquanto la figlia... Il tuo francoe caldo parlare un'alma svela umanaed alta: io ti credea ben tale; quindi men franco non mi udraiparlarti. – Perla mia figlia io tremo. Il duol d'amante dividoio teco; ah! prenceil duol di padre mecodividi tu. S'ella infelice permia cagion mai fosse!... È verche scelto ella t'ha sola; è verche niunl'astringe... Mase pur ontao timor di donzella... seMirrain sommaa torto or si pentisse?... |
PERÉO | Nonpiú; t'intendo. Ad amatorqual sono appresentarpuoi tu l'amato oggetto infelice per lui? ch'io me pur stimi cagionbenché innocentede' suoi danni ech'io non muoja di dolore? – Ah! Mirra dimedel mio destinoomai sentenza pienapronunzi: e s'or Peréo le incresce senza temenza il dica: io non pentito saròperciò di amarla. Oh! lieta almeno delmio pianger foss'ella!... A me fia dolce ancoil morirpur ch'ella sia felice. |
CINIRO | Peréochi udirti senza pianger puote?... Corné il piú fidoné in piúfiamma acceso deltuonon v'ha. Deh! come a me l'apristi cosíil dischiudi anco alla figlia: udirti enon ti aprire anch'ella il corson certo chenol potrá. Non la cred'io pentita; (chi il foraconoscendoti?) matrarle potraidal petto la cagion tu forse delnascosto suo male. – Eccoella viene; ch'ioappellarla giá fea. Con lei lasciarti voglio;ritegno al favellar d'amanti fia sempre un padre. Orprenceappien le svela l'altotuo cor che ad ogni cor fa forza. |
SCENASECONDA
MirraPeréo.
MIRRA | Eicon Peréo mi lascia?... Oh rio cimento! Vieppiúil cor mi si squarcia... |
PERÉO | È sortoo Mirra quelgiorno al finquel che per sempre appieno farmi dovria feliceove tu il fossi. Di nuzíal corona ornata il crine lietoammanto pomposoè verti veggo: mail tuo voltoe i tuoi sguardie i passie ogni atto mestiziaè in te. Chi della propria vita t'amapiú assainon può mirartio Mirra a nodo indissolubile venirne intale aspetto. È questa l'oraè questa chea te non lice piú ingannar te stessa néaltrui. Del tuo martír (qual ch'ella sia) ola cagion dei dirmio almen dei dirmi che in me non hai fidanza niuna; ech'io malrispondo a tua sceltae che pentita tuin cor ne sei. Non io di ciò terrommi offesono; ben di mortal cordoglio pienone andrò. Mache ti cale in somma il disperato duol d'uom che nienteami epoco estimi? A me rileva or troppo ilnon farti infelice. – Arditae franca parlamidunque. – Matu immobil taci?... Disdegnoe morte il tuo silenzio spira... Chiara è risposta il tuo tacer: miabborri; edir non l'osi... Orla tua fe riprendi dunque:dagli occhi tuoi per sempre a tormi tostomi apprestopoiché oggetto io sono d'orrorper te... Mas'io pur dianzi l'era come mertai tua scelta? e s'io ildivenni dopodeh! dimmi; in che ti spiacqui? |
MIRRA | ...Oh prence!... L'amortuo troppo il mio dolor ti pinge feropiú assaich'egli non è. L'accesa tuafantasia ti spigne oltre ai confini del vero. Io taccio al tuo parlarnovello; qualmaraviglia? inaspettate cose odoe non grate; edirò piúnon vere: cherisponder poss'io? – Questo alle nozze èil convenuto giorno; io presta vengo a compierle; e di me dubita intanto ilda me scelto sposo? È verch'io forse lietanon sonquanto il dovria chi raro sposoottienequal sei: maspesse volte lamestizia è natura; e mal potrebbe darne ragion chi in se l'acchiude: espesso quell'ostinatointerrogar d'altrui senzachiarirne il fontein noi l'addoppia. |
PERÉO | T'incresco;il veggo a espressi segni. Amarmi iosapea che nol puoi; lusinga stolta nell'infermo mio core entrata m'era chetu almen non mi odiassi: in tempo ancora perla tua pace e per la miami avveggio ch'iom'ingannava. – In me non sta (pur troppo!) ilfar che tu non m'odj: ma in me solo stache tu non mi spregj. Omaidisciolta liberasei d'ogni promessa fede. Controtua voglia invan l'attieni: astretta nondai parentie men da me; da falsa vergognail sei. Per non incorrer taccia di volubiltu stessaa te nemica vittimafarti del tuo error vorresti: ech'io lo soffrasperi? Ah! no. – Ch'io t'amo ech'io forse mertavatitel debbo provareorricusandoti... |
MIRRA | Tu godi di vieppiú disperarmi... Ah! comelieta poss'ioparerse l'amor tuo non veggo maidi me pagomai? Cagion poss'io assegnardi un dolorche in me supposto èin gran parte? e che purse in parte è vero origin forse altra non hache ilnuovo statoa cui mi avvicino; e il dover tormi daigenitori amati; e il dirmi: «Ah! forse nonli vedrai mai piú;...» l'andarne a ignoto regno;il cangiar di cielo;... e mille e mille altri pensierteneri tuttie mesti; etutti al certopiú ch'a ogni altronoti all'altotuo gentile animo umano. – Iodata a te spontanea mi sono: némen pento; tel giuro. Ove ciò fosse a te il direi: te sovra tutti estimo: néasconder cosa a te potrei... se pria nonl'ascondessi anco a me stessa. Or prego; chim'ama il piúdi questa mia tristezza ilmen mi parlie svaniráson certa. Dispregierei me stessaove pur darmi volessia tenon ti apprezzando: e come nonapprezzarti?... Ah! dir ciò ch'io non penso nolsa il mio labro: e pur tel dicee giura ch'essermai d'altri non vogl'ioche tua. Cheti poss'io piú dire? |
PERÉO | ... Ah! ciò che dirmi potrestie darmi vitaio non l'ardisco chiederea te. Fatal domanda! il peggio fial'averne certezza. – Ord'esser mia nonsdegni adunque? e non ten penti? e nullo indugioomai?... |
MIRRA | No; questo è il giorno; ed oggi saròtua sposa. – Madoman le vele daremoai ventie lascerem per sempre dietronoi queste rive. |
PERÉO | Oh! che favelli? Comeor sí tosto da te stessa affatto discordi? Il patrio suolgli almiparenti tantot'incresce abbandonare; e vuoi rattacosíper sempre?... |
MIRRA | Il vo';... per sempre abbandonarli;...e morir... di dolore... |
PERÉO | Cheascolto? Il duol ti ha pur tradita;... e muovi sguardi e parole disperate. Ah!giuro ch'ionon sarò del tuo morir stromento; nomai; del mio bensí... |
MIRRA | Dolore immenso mitraggeè ver... Ma nonol creder. – Ferma stonel proposto mio. – Mentre ho ben l'alma al dolor preparataassai men crudo mifia il partir: sollievo in te... |
PERÉO | NoMirra: iola cagioneio 'l son (benché innocente) dellaorribil tempestaonde agitato laceratoè il tuo core. – Omai vietarti sfogo non vo'col mio importunoaspetto. – Mirrao tu stessa ai genitori tuoi mezzoalcun proporraiche te sottragga así infausti legami; o udrai da loro oggitu di Peréo l'acerba morte. |
SCENATERZA
| Deh!non andarne ai genitori... Ah! m'odi... Eimi s'invola... – Oh ciel! che dissi? Ah! tosto adEuricléa si voli: né un istante iorimaner vo' sola con me stessa... |
SCENAQUARTA
EURICLÉA | Ovesí ratti i passi tuoi rivolgi omia dolce figliuola? |
MIRRA | Ove conforto senon in teritrovo?... A te venía... |
EURICLÉA | Ioda lungi osservandoti mi stava. Mai non ti posso abbandonareil sai: emel perdoni; spero. Uscir turbato quinciho visto Peréo; te da piú grave doloreoppressa io trovo: ah! figlia; almeno liberamenteil tuo pianto abbia sfogo entroil mio seno. |
MIRRA | Ah! sí; cara Euricléa ioposso tecoalmeno pianger... Sento scoppiarmiil cor dal pianto rattenuto... |
EURICLÉA | Ein tale statoo figliaognor venirne all'imenéopersisti? |
MIRRA | Il dolor pria ucciderammispero... Ma no; breve fiatroppo il tempo;... ucciderammi poscia edin non molto... Moriremorire null'altroio bramo;... e sol morireio merto. |
EURICLÉA | –Mirraaltre furie il giovenil tuo petto squarciar non ponno in sí barbaraguisa fuorche furie d'amor... |
MIRRA | Ch'osi tu dirmi? qualria menzogna?... |
EURICLÉA | Ah! non crucciartiprego controdi meno. Giá da gran tempo io 'l penso: mase tanto ti spiacea te piú dirlo non mi ardirò. Deh! pur che almen tumeco lalibertá del piangere conservi! Néso bench'io mel creda; anzialla madre iofortemente lo negai pur sempre. |
MIRRA | Chesento? oh ciel! ne sospettava forse anch'essa?... |
EURICLÉA | E chiin veder giovin donzella intanta dogliala cagion non stima esserneamore? Ah! il tuo dolor pur fosse d'amorsoltanto! alcun rimedio almeno viavrebbe. – In questo crudel dubbio immersa giá da gran tempo io standoall'araun giorno ione venía della sublime nostra Venerediva; e con lagrimee incensi ecaldi preghie invaso corprostrata innanzial santo simulacroil nome tuopronunziava... |
MIRRA | Oimè!Che ardir? che festi?Venere?...Oh ciel!... contro di me... Lo sdegno dellaimplacabil Dea... Che dico?... Ahi lassa!... Inorridisco...tremo... |
EURICLÉA | È vermal feci: laDea sdegnava i voti miei; gl'incensi ardeano a stentoe in giú ritortoil fumo sovrail canuto mio capo cadeva. Vuoipiú? gli occhi alla immagine tremanti alzarmi attentoe da' suoi piè mi parve conminacciosi sguardi me cacciasse orribilmente di furore accesa laDiva stessa. Con tremuli passi inorriditaesco del tempio... Io sento dalterrore arricciarmisi di nuovo inciò narrarle chiome. |
MIRRA | E me pur fai rabbrividireinorridir. Che osasti? Nulloomai de' celestie men la Diva terribilnostraè da invocar per Mirra. Abbandonataio son dai Numi; aperto èil mio petto all'Erinni; esse v'han sole possanzae seggio. – Ah! se rimanpur l'ombra dipietá vera in tefida Euricléa tusola il puoitrammi d'angoscia: è lento èlento troppoancor che immensoil duolo. |
EURICLÉA | Tremarmi fai... Che mai poss'io? |
MIRRA | ... Ti chieggo di abbreviar miei mali. A pocoapoco struggertu vedi il mio misero corpo; ilmio languir miei genitori uccide; odíosaa me stessaaltrui dannosa scamparnon posso: amorpietá verace fia'l procacciarmi morte; a te la chieggio... |
EURICLÉA | Ohcielo!... a me?... Mi manca la parola... lalena... i sensi... |
MIRRA | Ah! no; davver non m'ami. Dipietade magnanima capace iltuo senile petto io mal credea... Eppurtu stessane' miei tenerianni tugli alti avvisi a me insegnavi: io spesso udíada tecome antepor l'uom debba allainfamia la morte. Oimè! che dico?... – Matu non m'odi?... Immobil... muta... appena respiri! oh cielo!... Orche tidissi? io cieca daldolore... nol so: deh! mi perdona; deh!madre mia secondain te ritorna. |
EURICLÉA | ...Oh figlia! oh figlia!... A me la morte chiedi? Lamorte a me? |
MIRRA | Non reputarmi ingrata; né che il dolor de' mali miei mitolga dique' d'altrui pietade. – Estinta in Cipro nonvuoi vedermi? in breve udrai tu dunque ch'ioné pur viva pervenni in Epíro. |
EURICLÉA | Alleorribili nozze andarne invano presumi adunque. Ai genitori il tutto corroa narrar... |
MIRRA | Nol fareo appien tu perdi l'amormio: deh! nol far; ten prego: in nome deltuo amorti scongiuro. – A un cor dolente sfuggonparolea cui badar non vuolsi. – Bastante sfogo (a cui concesso ilpari nonho giammai) mi è stato il pianger teco; eil parlar di mia doglia: in me giá quindi addoppiatoè il coraggio. – Omai poch'ore mancanoal nuzíal rito solenne: statti al mio fianco sempre: andiamo:e intanto nelnecessario alto proposto mio ilvieppiú raffermarmia te si aspetta. Tudel tuo amor piú che maternoe a un tempo giovarmi dei del fido tuo consiglio. Tu dei far sích'io saldamenteafferri ilpartitoche solo orrevol resta. |
ATTOTERZO
SCENAPRIMA
CiniroCecri.
CECRI | Dubbionon v'ha; benché non sia per anco venutoa noi Peréoscontento appieno fudei sensi di Mirra. Ella non l'ama; certezzaio n'ebbi; e andando ella a tai nozze corre(pur troppo!) ad infallibil morte. |
CINIRO | Orper ultima provaudiam noi stessi daldi lei labro il vero. In nome tuo ingiungergiá le ho fattoche a te venga. Nessundi noi forza vuol farlein somma: quanto l'amiamoil sa ben ellaacui nonsiam men cari noi. Ch'ella omai chiuda inciò il suo core a noidel tutto parmi impossibile;a noiche di noi stessi nonche di sela femmo arbitra e donna. |
CECRI | Eccoella viene: oh! mi par lietaalquanto; epiú franco il suo passo... Ah! pur tornasse qualera! al sol riapparirle in volto ancoun lampo di giojain vita io tosto ritornatami sento. |
SCENASECONDA
MirraCecriCiniro.
CECRI | Amata figlia deh!vieni a noi; deh! vieni. |
MIRRA | Oh ciel! che veggo? ancoil padre!... |
CINIRO | T'inoltraunica nostra speranzae vita; inoltrati secura; e non temere il mio paterno aspetto piúche non temi della madre. A udirti siampresti entrambi. Ordel tuo fero stato sedisvelarne la cagion ti piace vitaci dai; mase il tacerla pure piú ti giova o ti aggradaancotacerla figliatu puoi; che il tuo piacer fia il nostro. Adeternare il marital tuo nodo mancaomai sola un'ora; il tien ciascuno percerta cosa: mase pur tu fossi cangiata mai; se t'increscesse alcore ladata fe; se la spontanea tua liberascelta or ti spiacesse; ardisci nontemer cosa al mondoa noi la svela. Nonsei tenuta a nulla; e noi primieri te ne sciogliamnoi stessi; edi tedegno generosoti scioglie anco Peréo. Nédi leggiera vorrem noi tacciarti: anzicreder ci giova che maturi pensiernovelli a ciò ti astringan ora. Da cagion vile esser non puoi tumossa; l'indolenobil tuagli alti tuoi sensi el'amor tuo per noici è noto il tutto: ditedel sangue tuo cosa non degna népur pensarla puoi. Tu dunque appieno adempi il voler tuo; purché felice tutornie ancor di tua letizia lieti tuoigenitor tu renda. Orqual ch'ei sia questopresente tuo volerlo svela comea fratellia noi. |
CECRI | Deh! sí: tu il vedi; né dal materno labro udisti mai piúamorosopiú teneropiú mite parlardi questo. |
MIRRA | ... Havvi tormento al mondo cheal mio si agguagli?... |
CECRI | Mache fia? tu parli sospirandoinfra te? |
CINIRO | Lasciadeh! lascia che il tuo cor ci favelli: altrolinguaggio nonadopriam noi teco. – Or via; rispondi. |
MIRRA | ...Signor... |
CINIRO | Tu mal cominci: a te non sono signor;padre son io: puoi tu chiamarmi conaltro nomeo figlia? |
MIRRA | OMirraè questol'ultimosforzo. – Almacoraggio... |
CECRI | Oh cielo! Pallordi morte in volto... |
MIRRA | A me?... |
CINIRO | Ma donde dondeil tremar? del padre tuo?... |
MIRRA | Non tremo... parmi;...od almennon tremerò piú omai poichéad udirmi or sí pietosi state. – L'unica vostrae troppo amata figlia sonioben so. Goder d'ogni mia gioja ev'attristar d'ogni mio duol vi veggo; ciòstesso il duol mi accresce. Oltre i confini delnatural dolore il mio trascorre; invan lo ascondo; e a voi vorrei purdirlo... oveil sapessi io stessa. Assai giá pria ch'iofra 'l nobile stuol de' proci illustri Peréoscegliessiin me cogli anni sempre lafatal mia tristezza orridi era ita ogni dí piú crescendo. Irato unNume implacabileignotoentro al mio petto sialberga; e quindiogni mia forza è vana controalla forza sua... Crediloo madre; forteassai forte (ancor ch'io giovin sia) ebbi l'animoe l'ho: ma il debilcorpo egroei soggiace;... e a lenti passi in tomba andarmi sento... – Ogni mio poco e rado cibomi è tosco: ognor mi sfugge il sonno; ocon fantasmi di morte tremendi piú che il vegliarmi dan martíroi sogni: nédíné notteio non trovo mai pace nériposoné loco. Eppur sollievo nessunoio bramo; e stimoe aspettoe chieggo comerimedio unico miola morte. Maper piú mio supplicioco' suoilacci vivami tien natura. Or me compiango orme stessa abborrisco: e piantoe rabbia epianto ancora... È la vicenda questa incessanteinsoffribileferoce in cui miei giorni infelici trapasso.– Mache?... voi pur dell'orrendo mio stato piangete?...Oh madre amata!... entro il tuo seno ch'iosuggendo tue lagrimeconceda unbreve sfogo anco alle mie!... |
CECRI | Diletta figliachi può non piangere al tuo pianto?... |
CINIRO | Squarciareil cor mi sento da' suoi detti... Main somma purche far si dee?... |
MIRRA | Ma in somma (deh!mel credete) in mio pensier non cadde maidi attristarviné di trarvi a vana pietá di mecoll'accennar mie fere nonnarrabili angosce. – Da che ferma Peréoscegliendoebbi mia sorte io stessa menoaffannosa rimaner mi parve daprimaè ver; maquanto poi piú il giorno del nodo indissolubil si appressava viepiú forti le smanie entro al mio cuore ridestavansi;a talch'io ben tre volte pregarviosai di allontanarlo. In questi indugjio pur mi racquetava alquanto; macol scemar del temporicrescea dimie Furie la rabbia. Oggi son elle conmia somma vergogna e dolor sommo giunteal lor colmo al fin: ma sento anch'oggi chenel mio petto di lor possa han fatto l'ultima prova. Oggi a Peréo son io sposao questo esser demmi il giorno estremo. |
CECRI | Chesento?... Oh figlia!... E alle ferali nozze ostinartitu vuoi?... |
CINIRO | Nomai non fia. Peréonon ami; e mal tuo gradoindarno vuoidarti a lui... |
MIRRA | Deh! non mi torre adesso; odammi tosto a morte... È verch'ioforse quantoegli menon l'amo;... e ciòneppure ioben mel so... Credich'io assai lo estimo; eche null'uomo avrá mia destra al mondo s'egli non l'ha. Caro al mio coreiospero Peréosaráquanto il debb'esser; seco vivendoio fida e indivisibil sempre egliin me paceio speroegli in me gioja tornarfará: carae felice forse un giorno ancor mi fia la vita. Ah!s'io finornon l'amo al par ch'ei mertaè colpa nondi medel mio stato; in cui me stessa primaabborrisco... Io l'ho pur scelto: ed ora iodi nuovo lo scelgo: io bramoio chieggo lui solo. Oltre ogni direa voigradita erala scelta mia: si compia or dunque comeil volestee come io 'l voglioil tutto. Poichémaggior del mio dolore io sono siatelpur voi. Quanto il potrò piú lieta vengo in breve alle nozze: e voibeati vene terrete un giorno. |
CECRI | Oh rara figlia! quantimai pregj aduni! |
CINIRO | Un po' mi acqueta iltuo parlar; ma tremo... |
MIRRA | In me piú forte tornarmi sentoin favellarvi. Appieno tornarsíposso di me stessa iodonna (oveil voglian gli Dei) pur che soccorso voimen prestiate. |
CINIRO | Equal soccorso? |
CECRI | Ah! parla. Tuttofaremo. |
MIRRA | Addolorarvi ancora iodeggio. Udite. – Al travagliato petto e alla turbata egra mia menteoppressa altorimedio or fiadi nuovi oggetti lavista; e in ciò il piú tostoil miglior fia. L'abbandonarvi(oh ciel!) quanto a me costi dirnol posso; il diranno le mie lagrime quand'io darovvi il terribile addio: seil potrò pursenza cadere... o madre infratue braccia estinta... Mas'io pure lasciarvi possoil dí verráche a questo generosomio sforzoe vitae pace eletizia dovrò. |
CECRI | Tu di lasciarci parli?e il vuoi tosto; e in un lo temi e il brami? Maqual fia mai?... |
CINIRO | Lasciarci? e a noi che resta senzadi te? Ben di Peréo tu poscia irneal padre dovrai; ma intanto pria lietacon noi qui lungamente ancora.... |
MIRRA | Es'io qui lieta esser per or non posso vorrestevoi qui pria morta vedermi chefelice sapermi in stranio lido? – Tostopiú o menoil mio destin mi chiama nella reggia d'Epíro: ivi pur debbo conPeréo dimorarmi. A voi ritorno faremoun díquando il paterno scettro Peréoterrá. Di molti figli e cari melieta madre rivedrete in Cipro se il concedono i Numi: equal piúa grado avoi sará tra i figli mieisostegno vellasceremo ai vostri anni canuti. Cosía questo bel regno erede avrete delsangue vostro; poiché a voi negato prole han finor del miglior sesso iNumi. Voiprimi allor benedirete il giorno chepartir mi lasciaste. – Al sol novello deh!concedeteche le vele ai venti mecoPeréo dispieghi. Io sento in cuore certo un presagio funestoche dove ilpartir mi neghiate(ahi lassa!) io preda inquesta reggia infausta oggi rimango d'unainvincibil sconosciuta possa: chea voi per sempre io sto per esser tolta... Deh! voi pietosi; o al mio presagiofero crediate;oall'egra fantasia dolente cedendosecondar piacciavi il mio errore.La mia vitail mio destino edanco (oh cielo! io fremo) il destin vostro; dalmio partirtuttopurtroppo! or pende. |
CECRI | Ohfiglia!... |
CINIRO | Oimè!... Tremar ci fan tuoi detti... Mapurquanto a te piaceappien si faccia. Qualch'esser possa il mio dolorpria voglio nonpiú vedertiche cosí vederti. – E tudolce consortein pianto muta tistai?... Consenti al suo desio? |
CECRI | Morirnefossialmen certacome (ahi trista!) il sono diviver sempre in sconsolato pianto!... Fossealmen vero un dí l'augurio fausto che dei cari nepoti ella neaccenna!... Mapoiché tale il suo strano pensiero purch'ella vivaseguasi. |
MIRRA | La vita madreor mi dai per la seconda volta. Prestaalle nozze io son fra un'ora. Il tempo vel proverás'io v'ami; ancor chelieta iodi lasciarvi appaia. – Or mi ritraggo amie stanzeper poco: asciutto affatto recarvo' il ciglio all'ara; e al degno sposo venirgradita con serena fronte. |
SCENATERZA
CECRI | Miserinoi! misera figlia! |
CINIRO | Eppure divederla ogni giorno piú infelice nonon mi basta il core. Invan l'opporci... |
CECRI | Ohsposo!... io tremoche ai nostri occhi appena toltasiil fero suo dolor la uccida. |
CINIRO | Aidettiagli attiai guardianco ai sospiri parche la invasi orribilmente alcuna sovrumanapossanza. |
CECRI | ... Ah! ben conosco crudaimplacabil Venerele atroci tue vendette. Scontareeccoa mefai inquesta guisail mio parlar superbo. Mala mia figlia era innocente; io sola l'audaceio fui; la iniquaio sola... |
CINIRO | Oh cielo! cheosasti mai contro alla Dea?... |
CECRI | Me lassa!... Odi il mio falloo Ciniro. – Invedermi moglieadorata del piú amabil sposo delpiú avvenente infra i mortalie madre perlui d'unica figlia (unica al mondo perleggiadriabeltámodestiae senno) ebrail confessodi mia sorteosava negario sola a Venere gl'incensi. Vuoipiú? folleorgogliosaa insania tanta (ahisconsigliata!) io giunsiche dal labro iosfuggir mi lasciava; che piú gente tratta è di Grecia e d'Oríente omai dallafamosa alta beltá di Mirra chenon mai tratta per l'addietro in Cipro dalsacro culto della Dea ne fosse. |
CINIRO | Oh!che mi narri?... |
CECRI | Eccodal giorno in poi Mirra piú pace non aver; sua vita esua beltáqual debil cera al fuoco lentamentedistruggersi; e niun bene nonv'esser piú per noi. Che non fec'io perplacar poi la Dea? quanti non porsi epreghie incensie pianti? indarno sempre. |
CINIRO | Malfestio donna; e fu il tacermelpeggio. Padreinnocente appienoio co' miei voti forseacquetar potea l'ira celeste: eforse ancor (spero) il potrò. – Ma intanto io pur di Mirra or nel pensierconcorro: benforza è torree senza indugio nullo daquest'isola sacra il suo cospetto. Chisa? seguirla in altre parti forse l'iranon vuol dell'oltraggiato Nume: e quindi forse la infelice figlia talsentendo presagio ignoto in petto tantoil partir desiatanto ne spera. – Mavien Peréo: ben venga: ei sol serbarci puòla figliacol torcela. |
CECRI | Oh destino! |
SCENAQUARTA
PERÉO | Tardotremanteirresolutoe pieno dimortal duolvoi mi vedete. Un fero contrastoè in me: purgentilezzae amore verod'altruinon di me stessohan vinto. Men costerá la vita. Alto non duolmi cheil non potercon util vostro almeno spenderlaomai: ma l'adorata Mirra amorte io trarreah! nonon voglio. Il nodo fatalsi rompa; e de' miei giorni a un tempo rompasiil filo. |
CINIRO | Oh figlio!... ancor ti appello dital nome; e il sarai tra breveio spero. Noidopo tenoi pure i sensi udimmo diMirra: io secoqual verace padre tuttoadoprai perch'ella appien seguisse il suo libero intento: mapiúsalda cheall'aure scoglioella si sta: te solo evuolee chiede; e temeche a lei tolto siitu. Cagion del suo dolore addurne ellastessa non sa: l'egra salute che l'effetto pria n'eraomai n'èforse lacagion sola. Ma il suo duol profondo mertaqual ch'egli siapietá pur molta; nésdegno alcuno in te destar debb'ella piúche ne desti in noi. Sollievo dolce tu del suo mal sarai: d'ogni suaspeme l'amortuo forteè base. Orqual vuoi prova maggiordi questa? al nuovo dí lasciarci (noiche l'amiam pur tanto!) ad ogni costo vuoleella stessa; e per ragion ne assegna l'esserpiú tecoil divenir piú tua. |
PERÉO | Crederdehpure il potess'io! ma appunto questopartir sí subito... Oimè! tremo chein suo pensier disegni ella stromento dellasua morte farmi. |
CECRI | AtePeréo noi l'affidiamo: il vuole oggi ildestino. Purtroppo quisu gli occhi nostrimorta cadriase ostare al suo voler piú a lungo celsofferisse il core. In giovin mente grandeha possanza il varíar gli oggetti. Ogni tristo pensier deponi or dunque; esol ti adopra in lei vieppiú far lieta. Latua pristina gioja in volto chiama; ecol non mai del suo dolor parlarle vedraiche in lei presso a finir fia 'l duolo. |
PERÉO | Creder dunque poss'iocrederdavvero chenon mi abborre Mirra? |
CINIRO | A me tu il puoi crederdeh! sí. Qual ti parlassi io dianzi rimembra;or son dal suo parlar convinto chelungi d'esser de' suoi lai cagione suo sol rimedio ella tue nozzeestima. Dolcezzaassai d'uopo è con essa; e a tutto piegherassiella. Vanne; e a lieta pompa dispontiin breve; e in un (pur troppo!) il tutto perinvolarci al nuovo sol la figlia anco disponi. Del gran tempioall'ara aCipro tutta in faccia andar non vuolsi; cheil troppo lungo rito al partir ratto ostacolfora. In questa reggiagl'inni d'Imenéocanteremo. |
PERÉO | A vita appieno tornatom'hai. Volo; a momenti io riedo. |
ATTOQUARTO
SCENAPRIMA
EuricléaMirra.
MIRRA | Sí;pienamente in calma omai tornata caraEuricléami vedi; e lietaquasi delmio certo partire. |
EURICLÉA | Oimè! fia vero?... Solane andrai col tuo Peréo?... né trarti al fianco vuoinon una pur di tante tue fide ancelle? E me da lor non scerni cheneppur me tu vuoi?... Di me che fia sepriva io resto della dolce figlia? Soloin pensarvioimè! morir mi sento... |
MIRRA | Deh!taci... Un dí ritornerò... |
EURICLÉA | Deh! il voglia ilvoglia il cielo! Oh figlia amata!... Ah! tale durezzain tenonon creda: sperato aveapur sempre di morirmi al tuo fianco... |
MIRRA | S'iomeco alcun di questa reggia trarre acconsentir potevaeri tu sola quellach'io chiesta avrei... Main ciò son salda... |
EURICLÉA | Eal nuovo dí tu parti?... |
MIRRA | Al fin certezza daigenitor ne ottenni; e scior vedrammi daquesto lido la nascente aurora. |
EURICLÉA | Deh! ti sia fausto il dí!... Purch'io felice almenti sappia!... Ella è ben cruda gioja questache quasi ora in lasciarci mostri... Purse a te giovaio piangeròma muta conla dolente genitrice... |
MIRRA | Oh! quale muovi tu assalto al mio mal fermocuore?... Perchésforzarmi al pianto?... |
EURICLÉA | E come il pianto celarposs'io?... Quest'è l'ultima volta ch'ioti vedoe ti abbraccio. D'anni molti carcame lascie di dolor piú assai. Al tuo tornarse pur mai riediintomba mitroverai: qualche lagrimaspero... allamemoria... della tua Euricléa... almendarai... |
MIRRA | Deh!... per pietá mi lascia; otaci almeno. – Io tel comando; taci Essere omai per tutti dura io deggio; eda me prima io 'l sono. – È giorno questo digioja e nozze. Orse tu mai mi amasti aspraed ultima prova oggi ten chieggo; frenail tuo pianto... e il mio. – Magiá lo sposo venirneio veggio. Ogni dolor sia muto. |
SCENASECONDA
PeréoMirraEuricléa.
PERÉO | D'inaspettatagioja hammi ricolmo Mirrail tuo genitore: ei stessolieto ilmio destinch'io tremando aspettava annunziommifelice. Ai cenni tuoi preste saranno al nuovo albór mievele poichétu il vuoi cosí. Piacemi almeno chevi acconsentan placidi e contenti igenitori tuoi: per me non altra giojaesser puòche di appagar tue brame. |
MIRRA | Sídolce sposo; ch'io giá tal tiappello; secosa io mai ferventemente al mondo bramaidi partir teco al nuovo sole tuttaardoe il voglio. Il ritrovarmi io tosto solacon te; non piú vedermi intorno nullo dei tanti oggetti a lungo stati testimondel mio piantoe cagion forse; ilsolcar nuovi marie a nuovi regni irneapprodando; aura novella e pura respiraree tuttor trovarmi al fianco pien di gioja e d'amore un tantosposo; tuttoin breveson certaappien mi debbe quelladi pria tornare. Allor sarotti menoincrescevolspero. Aver t'è d'uopo pietadeintanto alcuna del mio stato; manon fia lunga; accertati. Il mioduolo setu non mai men parliin breve svelto fiada radice. Deh! non la paterna lasciatareggiae non gli orbati e mesti mieigenitor; né cosain sommaalcuna delle giá mietu mainérimembrarmi deiné pur mai nomarmela. Fia questo rimedioil solche asciugherá per sempre ilmio finor perenne orribil pianto. |
PERÉO | Stranoinaudito è il tuo disegnoo Mirra: deh! voglia il cielch'ei nont'incresca un giorno! – Purbenché in cor lusinga omai non m'entri d'esserticaroin mio pensier son fermo dicompier ciecamente ogni tua brama. Ovepoi voglia il mio fatal destino ch'io mai non merti l'amor tuolavita cheper te sola io serbo (questa vita cuitolta io giá di propria man mi avrei s'oggiperderti affatto erami forza) questamia vita per sempre consacro al tuo dolorepoiché a ciò mi haiscelto. Apianger tecoove tu il brami; a farti tragiuochi e festeil tuo cordoglio e il tempo ingannarse a te giova; a porre in opra aprevenir tutti i desiri tuoi; a mostrarmiti ognorqual piú mivogli sposoamicofratelloamanteo servo; eccoa quant'io son presto: e in ciò soltanto lamia gloria fia posta e l'esser mio. Senon potrai me poscia amar tu mai parmi esser certoche odiarmi almeno neppurpotrai. |
MIRRA | Che parli tu? Deh! meglio Mirrae te stesso in un conosci e apprezza. Alletante tue doti amor sí immenso v'aggiungituche di ben altro oggetto ch'io nol sonti fa degno. Amor suefiamme porrammiin cortosto che sgombro ei l'abbia dalpianto appieno. Indubitabil prova abbineed ampiaoggi in veder ch'io scelgo d'ognimio mal te sanator pietoso; ch'io stimo tech'io ad alta voceappello Peréote sol liberator mio vero. |
PERÉO | D'altagioja or m'infiammi: il tuo bel labro tantomai non mi disse: entro al mio core stannoin note di fuoco omai scolpiti questi tuoi dolci accenti. – Eccovenirne giái sacerdotie la festosa turba ei cari nostri genitori. O sposa deh!questo istante a te davver sia fausto comeil piú bello è a me del viver mio! |
SCENATERZA
CiniroCecriPopoloMirraPeréoEuricléa.
CINIRO | Amatifigliaugurio lieto io traggo dalvedervi precedere a noi tutti alsacro rito. In sul tuo viso è sculta Peréola gioja; e della figlia io veggo fermo e sereno anco l'aspetto. I Numi certoabbiamo propizj. – In copia incensi fuminoor dunque in su i recati altari; eper far vie piú miti a noi gli Dei schiudasiil canto; al ciel rimbombin grati devotiinni vostri alti-sonanti. |
CORO([1]) | «O tuche noi mortali egri conforte «frateld'Amordolce Imenéobel Nume; «deh!fausto scendi; = e del tuo puro lume «frai lieti sposi accendi «fiammacui nulla estinguaaltro che morte. – |
FANCIULLO | «Benigno a noilieto Imenéodeh!vola «deltuo german su i vanni; |
DONZELLE | «eco' suoi stessi inganni «alui tu l'arco= e la farétra invola: |
VECCHI | «ma scendi scarco «disue lunghe querele e tristi affanni: – |
CORO | «de'nodi tuoibello Imenéo giocondo «stringila degna coppia unica al mondo». |
EURICLÉA | Figliache fia? tu tremi?... oh cielo!... |
MIRRA | Taci: deh!taci... |
EURICLÉA | Eppur... |
MIRRA | Nonon è ver; non tremo. – |
CORO | «O d'Imenéo e d'Amor madre sublime «otra le Dive Diva «allacui possa nulla possa è viva; «Veneredeh! fausta agli sposi arridi «dalle olimpiche cime «sesacri mai ti fur di Cipro i lidi. |
FANCIULLO | «Tutta è tuo don questa beltásovrana «ondeMirra è vestitae non altera; |
DONZELLE | «lasciarciin terra la tua immagin vera «piacciatideh! col farla allegra e sana |
VECCHI | «emadre in breve di sí nobil prole «cheil padree gli avie i regni lorconsole. – |
CORO | «Alma Deaper l'azzurre aure delcielo «coibe' nitidi cigni al carro aurato «raggiante scendi; abbi i duo figlia lato; «edel bel roseo velo «glisposi all'ara tua prostráti ammanta; «ein due corpi una sola alma traspianta». |
CECRI | Figliadeh! sí; della possente nostra Divatu sempre umíl... Ma che? ticangi tuttad'aspetto?... Oimè! vacilli? e appena sui piè tremanti?... |
MIRRA | Ah! per pietácoi detti noncimentar la mia costanzao madre: delsembiante non so;... ma il corla mente saldastommiimmutabile. |
EURICLÉA | Per essa morirmi sento. |
PERÉO | Oimè! vieppiú turbarsi laveggo in volto?... Oh qual tremor mi assale! – |
CORO | «La pura Fel'eterna almaConcordia «abbianlor templo degli sposi in petto; «e indarno sempre la infernaleAletto «conle orribil suore «assaltomuova di sue negre tede «alforte intatto core «dell'altasposa= che ogni laude eccede: «einvan rabbiosa «sestessa roda la feral Discordia...» |
MIRRA | Chedite voi? giá nel mio corgiá tutte leFurie ho in me tremende. Eccole; intorno colvipereo flagello e l'atre faci stan le rabide Erinni: ecco quaimerta questoimenéo le faci... |
CINIRO | Oh ciel! che ascolto? |
CECRI | Figliaoimè! tu vaneggi... |
PERÉO | Oh infauste nozze! Nonfiano mai... |
MIRRA | – Ma che? giá taccion gl'inni?... Chial sen mi stringe? Ove son io? Che dissi? Sonio giá sposa? Oimè!... |
PERÉO | Sposa non sei Mirra;né mai tu di Peréotel giuro sposasarai. Le agitatrici Erinni minorinoma dalle tue diverse misquarcian pure il cuore. Al mondo intero favola omai mi festi; ed a me stesso piúinsoffribilche a te: non io per tanto fartivoglio infelice. Appien tradita maltuo gradoti sei: tutto traluce invincibiletuo lungo ribrezzo che per me nutri. Oh noi felicientrambi cheti tradisti in tempo! Omai disciolta seidal richiesto ed abborrito giogo. Salvae liberasei. Per sempre io tolgo dagliocchi tuoi quest'odíoso aspetto... Paga e lieta vo' farti... Infrabrev'ora qualresti scampo a chi te perdeudrai. |
SCENAQUARTA
CiniroMirraCecriEuricléa
SacerdotiCoroPopolo.
CINIRO | Contaminatoè il rito; ogni solenne pompaomai cessie taccian gl'inni. Altrove iteneintantoo sacerdoti. Io voglio (miseropadre!) almen pianger non visto. |
SCENAQUINTA
EURICLÉA | Mirrapiú presso a morte assaiche a vita stassi:il vedetech'io a stento la reggo? Ohfiglia!... |
CINIRO | Donnea se medesma in preda costeisi lascie alle sue furie inique. Durocrudelmal grado miomi hafatto congl'inauditi modi suoi: pietade piúnon ne sento. Ellaall'altar venirne contrail voler dei genitori quasi ellastessa il voleva: e solper trarci a tal nostr'onta e sua?... Pietosatroppo delusamadrelasciala: se pria noiseveri non fummoè giunto il giorno d'esserloal fine. |
MIRRA | È ver: Ciniro meco inesorabilsia; null'altro io bramo; null'altro io voglio. Ei terminar puòsolo d'unainfelice sua figlia non degna imartír tutti. – Entro al mio petto vibra quellache al fianco cingi ultrice spada: tuquesta vita miseraabborrita davi a me giá; tu me la togli: edecco l'ultimodonoond'io ti prego... Ah! pensa; chese tu stessoe di tua propria mano menon uccidia morir della mia omaimi serbied a null'altro. |
CINIRO | Oh figlia!... |
CECRI | Oh parole!... Oh dolor!... Deh! tusei padre; padretu sei;... perchè innasprirla?... Or forse nonè abbastanza misera?... Ben vedi maldi se stessa è donna; ad ogni istante fuordi se stessa è dal dolore... |
EURICLÉA | O Mirra... Figlia... e non m'odi?... Parlar...pel gran pianto... nonposso... |
CINIRO | Oh stato!... A sí terribil vista nonreggo... Ah! sípadre pur troppo io sono; edi tutti il piú misero... Mi sforza giápiú che l'iraor la pietá. Mi traggo a pianger solo altrove. Ah! voisovr'essa vegliateintanto. – In se tornatain breve ellaudrá poscia favellarle il padre. |
SCENASESTA
CecriMirraEuricléa.
EURICLÉA | Eccodi nuovo ella i sensi ripiglia... |
CECRI | BuonaEuricléacon lei lasciami sola; parlarlevoglio. |
SCENASETTIMA
CecriMirra.
MIRRA | – Uscito è il padre?... Ei dunque eidi uccidermi niega?... Deh! pietosa dammitumadreun ferro; ah! sí; se l'ombra purti riman per me d'amoreun ferro senza indugiardammi tu stessa. Iosono insenno appieno; e ciò ch'io dicoe chieggo soquanto importi: al senno miodeh! credi; n'ètempo ancor: ti pentiraima indarno delnon mi aver d'un ferro oggi soccorsa. |
CECRI | Diletta figlia... oh ciel!... tupel dolore certovaneggi. Alla tua madre mai nonchiederesti un ferro... – Orpiú di nozze nonsi favelli: uno inaudito sforzo quasipur troppo a compierle ti trasse; mapiú di te potea natura; i Numi ione ringrazio assai. Tu fra le braccia delladolce tua madre starai sempre: ese ad eterno pianto ti condanni piangerio teco eternamente voglio né mainé d'un sol passomailasciarti: saremsol'una; e del dolor tuo stesso poich'eida te partir non vuolsianch'io vestirmivo'. Piú suora a teche madre speromi avrai... Maoh ciel! che veggio? O figlia... meco adirata sei?... me turespingi?... edi abbracciarmi nieghi? e gl'infuocati sguardi?...Oimè! figlia... anco alla madre?... |
MIRRA | Ah! troppo dolormi accresce anco il vederti: il cuore nell'abbracciarmituvieppiú mi squarci... – Ma... oimè!... che dico?... Ahimadre!... Ingratainiqua figliaindegna son ioche amor non merto. Almio destino orribile me lascia;... ose di me vera pietá tu senti iotel ridicouccidimi. |
CECRI | Ah! me stessa uccidereis'io perderti dovessi: ahicruda! e puoi tu dirmie replicarmi cosíacerbe parole? – Anzivo' sempre d'orain poi sul tuo viver vegliar io. |
MIRRA | Tuvegliare al mio vivere? ch'io deggia ad ogni istanteio rimirarti?innanzi agliocchi miei tu sempre? ah! pria sepolti voglioin tenebre eterne gli occhi miei: conqueste man mie stesseio stessa pria meli vo' sverreiodalla fronte... |
CECRI | Oh cielo! che ascolto?... Oh ciel!...Rabbrividir mi fai. Medunque abborri?... |
MIRRA | Tu primatu sola tusempiterna cagione funesta d'ognimiseria mia... |
CECRI | Che parli?... Oh figlia!... Iola cagion?... Ma giá il tuo pianto a rivi... |
MIRRA | Deh! perdonami; deh!... Non iofavello; unaincognita forza in me favella... Madreah! troppo tu m'ami; ed io... |
CECRI | Me nomi cagion?... |
MIRRA | Tusí; de' mali miei cagione fostinel dar vita ad un'empia; e il sei s'or di tormela nieghi; orch'ioferventi prieghiten porgo. Ancor n'è tempo; ancora sonoinnocentequasi... – Ma... non regge atante furie... il languente... mio... corpo... mancanoi piè... mancano... i sensi... |
CECRI | Io voglio trarti alle stanze tue. D'alcunristoro d'uopohaison certa; dal digiun tuo lungo nascein te il vaneggiare. Ah! vieni; e al tutto inme ti affida: io vo' servirtiio sola. |
ATTOQUINTO
SCENAPRIMA
Ciniro.
| Ohsventuratooh misero Peréo! Troppoverace amante!... Ah! s'io piú ratto algiunger erail crudo acciaro forse tunon vibravi entro al tuo petto. – Oh cielo! che dirá l'orbo padre? ei loattendeva sposoe felice; ed or di propria mano estintoesangue corpoinnanzi agli occhi eirecar sel vedrá. – Masono io padre mendi lui forse addolorato? è vita quellaa cui restainfra sue furieatroci ladisperata Mirra? è vita quella acui l'orrido suo stato noi lascia? – Maudirla voglio: e giá di ferreo usbergo armatoho il core. Ella ben merta (e il vede) il mio sdegno; ed in provaal venirlenta mostrasi:eppurdal terzo messo ella ode giáil paterno comando. – Orribil certo erilevante arcano havvi nascoso inquesti suoi travagli. O il vero udirne dal di lei labro io voglioo mai nonvoglio maipiúvederla al mio cospetto innante... Ma(oh ciel!) se forza di destinoed ira dioffesi Numi a un lagrimar perenne lacondanna innocenteaggiunger deggio l'ira d'un padre a sue tantesventure? Eabbandonatae disperataa lunga mortelasciarla?... Ah! mi si spezza il core... Pureil mio immenso affettoin parte almeno oraè mestierch'io per la prova estrema le asconda. In suon di sdegno ellafinora mainon mi udia parlarle: il cor sí saldo nodonzella non hache incontro basti alnon usato minacciar del padre. – Eccolaal fine. – Oimè! come si avanza a tardi passie sforzati! Parch'ella almio cospetto a morire sen venga. |
SCENASECONDA
CINIRO | –Mirrache nulla tu il mio onor curassi credutoio mainonon l'avrei; convinto men'hai (pur troppo!) in questo dí fatale atutti noi: mache ai comandi espressi e replicati del tuo padreor tarda all'obbedirtu siipiú nuovo ancora questoa me giunge. |
MIRRA | ... Del mio viver sei signortu solo... Io de' miei gravi... e tanti falli...la pena... a te chiedeva... io stessa... or dianzi... qui... – Presente erala madre;... deh!perché allor... non mi uccidevi?... |
CINIRO | È tempo tempoormaisídi cangiar modio Mirra. Disperateparole indarno muovi; edisperatie in un tremantisguardi al suolo affissi indarno. Assai benchiara inmezzo al dolor tuo traluce l'onta; reati senti tu stessa. Il tuo piú grave falloè il tacer col padre tuo: lo sdegno quindiappien tu ne merti; e che in me cessi l'immenso amorche all'unica miafiglia iogiá portai. – Ma che? tu piangi? e tremi? einorridisci?... e taci? – A te fia dunque l'iradel padre insopportabil pena? |
MIRRA | Ah!...peggior... d'ogni morte... |
CINIRO | Odimi.– Al mondofavola hai fatto i genitori tuoi quantote stessacoll'infausto fine chealle da te volute nozze hai posto. Giál'oltraggio tuo crudo i giorni ha tronchi delmisero Peréo... |
MIRRA | Che ascolto? Oh cielo! |
CINIRO | Peréosímuore; e tu lo uccidi.Uscito delnostro aspetto appenaalle sue stanze soloe sepolto in un muto dolore eisi ritrae: null'uomo osa seguirlo. Io(lasso me!) tardo pur troppo io giungo... Dal proprio acciaro trafittoeigiacea entroun mare di sangue: a me gli sguardi pregnidi pianto e di morte inalzava;... efra i singulti estremidal suo labro uscivaancor di Mirra il nome. – Ingrata... |
MIRRA | Deh! piú non dirmi... Io solaiodegna sono dimorte... E ancor respiro?... |
CINIRO | Il duolo orrendo dell'infelicepadre di Peréo ioche son padre ed infeliceio solo sentirlo posso: io 'l soquanto esser debba lo sdegno in luil'odioil desio difarne asprasu noi giusta vendetta. – Io quindi nondal terror dell'armi suema mosso dallapietá del giovinetto estinto voglioqual de' padre ingannato e offeso da te sapere (e ad ogni costo io 'lvoglio) lacagion vera di sí orribil danno. – Mirrainvan me l'ascondi: ah! ti tradisce ognituo menom'atto. – Il parlar rotto; loimpallidiree l'arrossire; il muto sospirar grave; il consumarsi a lento fuocoil tuo corpo; e il sogguardar tremante; eil confonderti incerta; e il vergognarti chemai da te non si scompagna:... ah! tutto sítutto in te mel dicee invan tu il nieghi;... sonfiglie in te le furie tue... d'amore. |
MIRRA | Io?...d'amor?... Deh! nol credere... T'inganni. |
CINIRO | Piúil nieghi tupiú ne son io convinto. Ecerto in un son io (pur troppo!) omai ch'essernon puote altro che oscura fiamma quellacui tanto ascondi. |
MIRRA | Oimè!... che pensi?... Nonvuoi col brando uccidermi;... e coi detti... miuccidi intanto... |
CINIRO | E dirmi pur non l'osi cheamor non senti? E dirmeloe giurarlo ancoardirestiio ti terria spergiura. – Machi mai degno è del tuo corseaverlo nonpotea pur l'incomparabilvero caldoamatorPeréo? – Mail turbamento cotantoè in te;... tale il tremor; sí fera lavergogna; e in terribile vicenda ti si scolpiscon sí forte sul volto; cheindarno il labro negheria... |
MIRRA | Vuoi dunque... farmi...al tuo aspetto... morir... di vergogna?... Etu sei padre? |
CINIRO | E avvelenar tu i giorni troncarlivuoidi un genitor che t'ama piú che se stessocon l'inutilcrudo ostinatosilenzio? – Ancor son padre: scacciail timor; qual ch'ella sia tua fiamma (purch'io potessi vederti felice!) capaceio son d'ogni inaudito sforzo per tese la mi sveli. Ho vistoeveggo tuttor(misera figlia!) il generoso contrastoorribilche ti strazia il core infral'amoree il dover tuo. Giá troppo festiimmolando al tuo dover te stessa: mapiú di te possenteAmor nolvolle. Lapassíon puossi escusare; ha forza piúassai di noi; ma il non svelarla al padre chetel comandae ten scongiuraindegna d'ogniscusa ti rende. |
MIRRA | – O MorteMorte cui tanto invocoal mio dolor tusorda sempresarai?... |
CINIRO | Deh! figliaacqueta alquanto l'animoacqueta: se non vuoi sdegnato contrate piú vedermiio giá nol sono piúquasi omai; purché tu a me favelli. Parlami deh! come a fratello. Anch'io conobbiamor per prova: il nome. |
MIRRA | Oh cielo!... Amosí; poiché a dirtelo mi sforzi; iodisperatamente amoed indarno. Maqual ne sia l'oggettoné tu mai né persona il saprá: lo ignora eistesso... eda me quasi io 'l niego. |
CINIRO | Ed io saperlo edeggioe voglio. Né a te stessa cruda essertu puoiche a un tempo assai nol sii piúai genitori che ti adoran sola. Deh! parla; deh! – Giádicrucciato padre vedich'io torno e supplice e piangente: morirnon puoisenza pur trarci in tomba. – Qualch'ei sia colui ch'amiio 'l vo' far tuo. Stoltoorgoglio di re strappar non puote il vero amor di padre dal mio petto. Iltuo amorla tua destrail regno mio cangiarben ponno ogni persona umíle inalta e grande: eancor che umílson certo cheindegno al tutto esser non può l'uom ch'ami. Te ne scongiuroparla: io ti vo'salva adogni costo mio. |
MIRRA | Salva?... Che pensi?... Questostesso tuo dir mia morte affretta... Lasciadeh! lasciaper pietách'io tosto date... per sempre... il piè... ritragga... |
CINIRO | O figlia unica amata; oh! che di' tu? Deh!vieni frale paterne braccia. – Oh cielo! in atto diforsennata or mi respingi? Il padre dunqueabborrisci? e di sí vile fiamma ardiche temi... |
MIRRA | Ah! non è vile;... è iniqua lamia fiamma; né mai... |
CINIRO | Che parli? iniqua oveprimiero il genitor tuo stesso nonla condannaella non fia: la svela. |
MIRRA | Raccapricciard'orror vedresti il padre sela sapesse... Ciniro... |
CINIRO | Che ascolto! |
MIRRA | Chedico?... ahi lassa!... non so quel ch'io dica... Nonprovo amor... Non crederno... Deh! lascia tene scongiuro per l'ultima volta lasciamiil piè ritrarre. |
CINIRO | Ingrata: omai coldisperarmi co' tuoi modie farti del mio dolore giocoomai per sempre perdutohai tu l'amor del padre. |
MIRRA | Oh dura feraorribil minaccia!... Ornel mio estremo sospirche giá si appressa... alle tante altre furiemie l'odio crudo aggiungerassi del genitor?... Da te morire iolungi?... Ohmadre mia felice!... almen concesso alei sará... di morire... al tuo fianco... |
CINIRO | Chevuoi tu dirmi?... Oh! qual terribil lampo daquesti accenti!... Empiatu forse?... |
MIRRA | Oh cielo! che dissi io mai?... Me misera!...Ove sono? Ovemi ascondo?... Ove morir? – Ma il brando tuomi varrá...([2]) |
CINIRO | Figlia... Oh! che festi? il ferro... |
MIRRA | Ecco...or... tel rendo... Almen la destra io ratta ebbial par che la lingua. |
CINIRO | ... Io... di spavento... e d'orror pienoe d'ira... e dipietade immobilresto. |
MIRRA | Oh Ciniro!... Mi vedi... pressoal morire... Io vendicarti... seppi... epunir me... Tu stessoa viva forza l'orridoarcano... dal cor... mi strappasti... mapoiché sol colla mia vita...egli esce... dallabro mio... men rea... mi moro... |
CINIRO | Oh giorno! Ohdelitto!... Oh dolore! – A chi il mio pianto?... |
MIRRA | Deh!piú non pianger;... ch'io nol merto... Ah! sfuggi miavista infame;... e a Cecri... ognor... nascondi... |
CINIRO | Padre infelice!... E ad ingojarmi ilsuolo nonsi spalanca?... Alla morente iniqua donnaappressarmi io non ardisco;... eppure abbandonarla svenata mia figlia nonposso... |
SCENATERZA
CECRI | Al suon d'un mortal pianto... |
CINIRO | Oh cielo!([3]) Nont'inoltrar... |
CECRI | Presso alla figlia... |
MIRRA | Oh voce! |
EURICLÉA | Ahivista! nel suo sangue a terra giace Mirra?... |
CECRI | La figlia?... |
CINIRO | Arretrati... |
CECRI | Svenata!... Come?da chi?... Vederla vo'... |
CINIRO | Ti arretra... Inorridisci...Vieni... Ella... trafitta dipropria mans'è col mio brando... |
CECRI | E lasci cosítua figlia?... Ah! la vogl'io... |
CINIRO | Piú figlia nonc'è costei. D'infame orrendo amore ardevaella per... Ciniro... |
CECRI | Che ascolto? – Ohdelitto!... |
CINIRO | Deh! vieni: andiamten priego amorir d'onta e di dolore altrove. |
CECRI | Empia...– Oh mia figlia!... |
CINIRO | Ah! vieni... |
CECRI | Ahi sventurata!... Népiú abbracciarla io mai?...([4]) |
SCENAQUARTA
MIRRA | Quand'io... tel... chiesi... darmi...allora... Euricléadovevi il ferro... iomoriva... innocente;... empia... ora... muojo.. |